Milioni di persone spiano con il fiato sospeso ogni minimo segno di miglioramento, il movimento di un dito, di una mano, ogni segno di ripresa.
Malala Yusufzai, la giovanissima attivista per i diritti delle donne in Pakistan, gravemente ferita dai talebani, combatte per la sua vita in un ospedale di Rawalpindi, intubata e in terapia intensiva...
Forse sarà trasportata all'estero da un aeroambulanza degli Emirati Arabi Uniti, atterrata oggi a Islamabad.
Intorno a lei, nel suo paese e nel mondo, cresce un'onda di protesta anti talebana e di solidarietà.
Milioni di studenti in Pakistan pregano per lei, insieme agli insegnanti, fiaccolate di ragazzine della sua età gridano per le strade la loro rabbia per l'attacco alla figlia della nazione.
I social media sono sommersi da accorati appelli, da migliaia di denunce.
Sabato, nelle scuole afghane, le lezioni sono iniziate con una preghiera per lei. Ma non solo.
Venerdì fedeli e perfino mullah, nelle moschee pachistane, prendevano posizione apertamente, durante la preghiera, dichiarando come anti-islamico il feroce gesto di violenza.
Leader politici del suo paese, da sempre ambiguo verso i talebani, che ha sostenuto e sostiene da decenni, denunciano la violenza oscurantista.
Per i giovani pachistani è un'eroina, un simbolo.
È questa la vittoria di Malala, una vittoria sanguinosa, che ha svegliato di colpo un paese intero, sotto shock per l'attentato.
Come scrive il New York Times, è successo qualcosa di fondamentalmente diverso, l'attacco a Malala ha liberato menti incatenate e talebanizzate. Ha dimostrato che, contro la ferocia e l'odio fondamentalista, si può reagire, con strumenti di pace, anche, e soprattutto, all'interno della comunità islamica.
Malala aveva denunciato, con il suo diario scritto per la BBC , nel 2009, l'insostenibile vita quotidiana di ragazze e donne negli anni in cui la Swat Valley, la sua bellissima regione, era sotto il controllo talebano.
Da allora è nel mirino.
Nelle aree sotto il loro controllo, in Pakistan come in Afghanistan, i talebani proibiscono l'istruzione femminile, attaccano le studentesse con l'acido, danno alle fiamme le scuole, uccidono insegnanti e donne che ricoprono ruoli pubblici, ottengono di trasformare i programmi scolastici e le scuole in madrasse.
Impediscono le vaccinazioni, bandiscono le leggi laiche, sostituendole con quelle islamiche, con effetti devastanti per le donne.
IL DIRITTO ALL'ISTRUZIONE
Come studentessa, Malala, figlia di un insegnante illuminato e democratico, ritiene la chiusura delle scuole per le ragazze insopportabile.
Come sbarrare una porta sulla vita e sul futuro.
Aveva solo 11 anni quando ha deciso di cominciare a parlare e non ha mai smesso, nonostante le minacce. Per Malala l'istruzione è l'unica vera arma contro l'integralismo e per l'affermazione dei diritti umani:
Io ho dei diritti. Ho il diritto all'istruzione. Ho il diritto di giocare. Ho il diritto di cantare. Ho il diritto di parlare. Ho il diritto di andare al mercato. Ho il diritto di parlare in pubblico.I talebani hanno cercato di farla tacere ma hanno sbagliato strategia. La sua voce si è moltiplicata, portandosi dietro un paese intero. Ha scatenato la reazione di una società civile che non sopporta più gli abusi di potere giustificati da un'interpretazione oscurantista dell'Islam.