In tv l'anno di Omar, il secondo califfo - di Paola Caridi

Stavolta, nella gara tra le fiction del ramadan, non c'è la Siria, per anni la regina della singolare competizione che nel mese più santo per i musulmani si è combattuta sul piccolo schermo. La guerra (civile) in Siria c'è davvero. Niente a che vedere con il sangue digitale, la disperazione e gli amori di Bab el Hara, negli scorsi anni incontrastata vincitrice dello scontro tra le musalsalat, le telenovelas in onda tutte le sere durante il mese di ramadan. Bab el Hara non è più una fiction...

È divenuta dolore e sangue per le strade siriane, comprese quelle di Damasco e - negli ultimi giorni - di Aleppo. Il dolore non si placa, il sangue continua a scorrere, l'inanità degli spettatori internazionali - come spesso accade in questi decenni - lascia sgomenti e perplessi.

Dunque lo showbiz arabo, quest'anno, deve occuparsi per forza di cose di un altro tipo di fiction. Una fiction che pesca sempre dentro il mare dei miti e della storia della regione, ma che in questa stagione torna indietro sino ai padri fondatori. L'ammiraglia delle tv generaliste via satellite, la saudita MBC, manda in onda per questo ramadan 30 puntate dedicate a Omar ibn al Khuttab, uno dei compagni del profeta, il secondo califfo, colui che è passato alla storia anche come il conquistatore di Gerusalemme, nel 637. Una produzione in grande, la più imponente di tutta la storia della tv araba, la produzione dei record, compreso per le quasi duemila spade impiegate.

Omar ibn al Khuttab, il grande Omar, l'uomo che nel mondo musulmano esprime la tolleranza. Quando arrivò a Gerusalemme, e gli offrirono di pregare nel Santo Sepolcro, il califfo Omar rifiutò, per timore che i suoi seguaci avrebbero a quel punto trasformato il Santo Sepolcro in una moschea. E si limitò a pregare un po' più distante, lì dove ora c'è - appunto - la piccola moschea a lui dedicata.

Nell'epoca del confessionalismo sempre più spinto, o della lettura integrale (-ista) di qualsiasi cosa attraversi la realtà araba, virtuale o meno, anche la musalsal dedicata a Omar ha avuto la sua buona dose di polemiche. È giusto far vedere i sahabi, i compagni del profeta Mohammed, in una fiction televisiva? È giusto, insomma, rappresentare per immagini i profeti e le figure più importanti della storia dell'islam? La lettura radicale dice di no, e dunque anche nel caso della fiction su Omar ibn al Khuttab ci sono state fatwa emesse per condannare la visione della telenovela. Alcuni tra gli esponenti più di rilievo del mondo musulmano arabo, però, si sono schierati a favore della fiction. A testimonianza di quanto la tv abbia inciso sulla stessa evoluzione della fede. Yussuf al Qaradawi, lo sheykh di Al Jazeera, si è per esempio schierato a favore della fiction, e non poteva essere altrimenti, visto quanto importante è stato il tubo catodico per lui, per la sua fortuna e la sua predicazione.

Rimane la domanda fondamentale. Ma chi vincerà la guerra delle musalsalat, quest'anno? La risposta tra tre settimane.

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Articolo tratto da: MaanInsieme - http://maaninsieme.altervista.org/
Pubblicato Mercoledi 01 Agosto 2012 - 06:36 (letto 3416 volte)
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