04 Feb
2015
L'universalità del monoteismo abramico a Solferino - CO.RE.IS.

Argomento: incontri | 3283 | 0 | eventi

Di fronte all'antico ossario che ricorda i caduti della famosa battaglia tra francesi e austriaci, giovedì scorso 26 gennaio a Solferino il Rotary club ha dedicato una serata di approfondimento e dialogo sull'Islam ospitando il presidente della COREIS (Comunità Religiosa Islamica) Italiana, Shaykh Abd al-Wahid Pallavicini, che è intervenuto sul tema dell'universalità del monoteismo di Abramo...

In un clima di grande convivialità, gli organizzatori della serata, il presidente Luigi Zancani e il vicepresidente Fabrizio Rossi, hanno invitato gli ospiti a conoscere il significato autentico dell'islam e il senso del dialogo interreligioso, anche grazie alla presenza in sala di don Luigi Mostarda, rettore del santuario di S. Luigi Gonzaga di Castiglione. Si è trattato di un momento di conoscenza di un aspetto più interiore della spiritualità islamica e di un messaggio di Pace universale.
Parlare di monoteismo - ha affermato lo Shaykh Abd al-Wahid Pallavicini - non dovrebbe avere un senso diverso da quello di universalismo, se è vero che quest'ultima parola ci riconduce alla concezione di quell'Unicità del Dio, come direbbero i nostri correligionari immigrati che così traducono la parola araba Allah, già contenuta nell'espressione monoteismo e riproposta in quel Universalismo, o meglio Universalità che si rivolge verso l'Uno, l'Unico Dio di Abramo.
L'Islam quindi - ha aggiunto lo Shaykh Abd al-Wahid - non è la terza rivelazione del monoteismo abramico e lo stesso Monoteismo abramico non risale ad Abramo, ma è sempre stato tale, e cioè monoteista, anche prima di lui, in quanto Dio non ha mai cessato di essere Uno, per tutti gli uomini della terra, o per lo meno per coloro che vogliono accettare di essere a Lui sottomessi.
È quando vi sono delle cosiddette conversioni che non rispettano questo senso autentico di sottomissione a Dio proprio di tutte le religioni ortodosse - ha aggiunto il direttore generale della COREIS Abd as-Sabur Turrini - che si producono le inversioni e degenerazioni proprie del fondamentalismo. Quest'ultimo infatti rappresenta anzitutto il capovolgimento dei principi religiosi che, in seguito, porta a derive violente, basandosi ad esempio sull'interpretazione distorta di concetti come califfato (che in realtà nel Corano richiama alla grande responsabilità che Dio ha dato ad Adamo, primo uomo e primo profeta nell'Islam, di essere Suo vicario sulla terra, e non ad un dominio politico-ideologico) o quello di guerra santa, che va interpretata nel senso simbolico di guerra interiore, come si fa normalmente con altri testi sacri.
Rispondendo alle interessanti domande poste dal pubblico il responsabile per il Veneto della COREIS Yahya Abd al-Ahad Zanolo ha commentato anche che se nell'Islam non esiste un'unica istituzione come nel cattolicesimo - così come non esiste in tutte le altre religioni, a partire dall'Ebraismo - la soluzione non è chiedere all'Islam e ai musulmani di aggiungere una nuova sovrastruttura gerarchica unica, simile al cattolicesimo, bensì di incoraggiare i fedeli dell'Islam, come di tutte le altre religioni, a riscoprire la propria natura di uomini e donne fatti a immagine di Dio e valorizzare ancora oggi il ruolo dei centri spirituali, dei santi e dei sapienti che da sempre hanno guidato e illuminato le diverse civiltà e comunità religiose.
Sarà importante infatti che si possa mantenere, come è sempre stato nella storia dell'umanità, la presenza di quegli uomini che sappiano perseguire la ricerca della Verità fino alla fine, quella che non sarà la fine del mondo ma, come qualcuno ha già detto, solamente la fine di un mondo - ha concluso lo Shaykh Abd al-Wahid - Saranno questi uomini a costituire i semi dell'Arca - e non i semi del Verbo, come siamo tacciati di essere noi musulmani - quelli che possano farci transitare da un ciclo dell'esistenza del mondo ad un altro, e qualcuno di essi potrà anche realizzare la possibilità di una Conoscenza, fonte di Giustizia e di vera Pace. Questa Pace è quella che il Cristo ci ha promesso, a differenza della pace che dà il mondo, e dunque non meravigliamoci se a Gerusalemme non si trovi una vera Pace; Gerusalemme, luogo dove gli eventi legati all'escatologia dovranno manifestarsi nel riconoscimento della figura cristica, che insieme ebrei, cristiani e musulmani attendiamo.

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