29 Mag
2014
Yusuf al-Qaradawi, il mufti globale che divide il Golfo Arabico - Francesca Caruso

Argomento: teologiamusulmana | 2944 | 0 | islam

Autore di un centinaio di libri, figura chiave dell'islamismo e pop-star televisiva, Yusuf al-Qaradawi è uno dei teologi sunniti più importanti al mondo.
È noto alle cronache occidentali per aver emesso delle fatwa in cui difendeva gli attacchi suicidi dei palestinesi contro Israele e degli iracheni contro le truppe americane...

Poi per aver aderito ad alcune campagne musulmane globali, come quella del 2006 in cui si fece portavoce delle proteste contro il governo danese e il Jyllands-Posten, il giornale di Copenhagen che aveva pubblicato le famigerate vignette su Maometto.
Persona non grata in diversi paesi occidentali, il suo inequivocabile sostegno ai popoli delle primavere arabe gli ha creato molte inimicizie in alcuni paesi del Golfo. A lungo membro dei Fratelli musulmani, al-Qaradawi ha criticato duramente l'esercito egiziano e tutti i paesi che lo sostengono dopo la deposizione del presidente Morsi - Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti in primis.

A febbraio, durante uno dei suoi sermoni nella moschea più importante di Doha, ha definito gli Emirati Arabi Uniti come un governo che va contro le regole dell'Islam, creando un caso diplomatico tra il Qatar e gli Emirati. Tutti i governi del Golfo poggiano su una legittimità che si basa sul welfare e sul fatto che essi sono i massimi rappresentanti dell'islam: quindi quando un'autorità religiosa da un piccolo paese del Golfo dice che stanno governando contro l'islam, supera il limite consentito, spiega a Limes Jacob Skoovgard-Petersen, professore di Studi islamici e arabi all'Università di Copenhagen e co-autore di The Global-Mufti. The phenomenon of Yusul al-Qaradawi.

Gli Emirati hanno subito chiesto al Qatar una presa di distanza ufficiale rispetto alle prediche del mufti, ma Doha ha risposto dicendo che la politica estera del paese si esprime esclusivamente attraverso i canali ufficiali dello Stato, voltando le spalle al suo vicino e rimarcando il suo non-allineamento rispetto alla repressione dei Fratelli Musulmani.
Quest'episodio ha contribuito ad esacerbare le relazioni tra il Qatar e l'Arabia Saudita in primis, seguita dagli Emirati Arabi Uniti e dal Bahrein.

A marzo i 3 paesi hanno richiamato i loro ambasciatori dal Qatar, accusandolo di non voler adottare una politica comune con i paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg). Inoltre esse rimproverano a Doha il mancato impegno nel garantire la non-ingerenza nelle questioni interne ai paesi membri, sostenendo individui, organizzazioni e media ostili.

Al-Qaradawi è ovviamente uno degli individui ostili sostenuti dal piccolo emirato, dove il mufti egiziano non solo vive da più di quarant'anni ma ha anche a disposizione degli strumenti mediatici potentissimi: la moschea più importante della città dove fare i sermoni, la facoltà di Shari'a all'università del Qatar della quale è preside, e una trasmissione su Aljazeera.

In Qatar faccio quello che voglio, ha spiegato il mufti a Reuters dopo l'accaduto. Nelle ultime settimane però alcuni giornali, tra cui al Monitor, hanno ventilato l'ipotesi che il mufti si trasferirà in Tunisia, nuova roccaforte dei Fratelli musulmani. Inoltre, a oggi, Qaradawi non ha ancora ripreso a fare i sermoni nella moschea di Doha per motivi di salute nè a comparire su Al-Jazeera. Ciò posto, a un mese dalle elezioni presidenziali egiziane, il mufti non ha perso l'occasione per criticare l'esercito: durante una conferenza nella capitale qatarina, ha lanciato una fatwa vietando la partecipazione al voto e dichiarando che il generale al-Sisi farà precipitare l'Egitto nel baratro. Sisi ha deposto il presidente eletto e ha preso il potere ingiustamente. Come si fa a votare?, ha spiegato all'Afp.

Chi è, cosa pensa e perché è così importante Yusuf al-Qaradawi?
Nato nel 1926 in Egitto, al-Qaradawi ha una formazione religiosa classica: dopo le elementari, ha studiato all'istituto di al-Azhar - uno dei principali centri religiosi per lo studio dell'Islam - di Tanta (nord del paese) e poi teologia all'università di Al-Azhar del Cairo.
Membro dei Fratelli Musulmani dall'età di 14 anni, al-Qaradawi è finito in prigione diverse volte, come molti affiliati: l'ultima volta fu nel 1954, dopo il tentato omicidio a Nasser, allora presidente. Una volta liberato, nel 1956, insegnò per qualche anno in una scuola privata, fino a quando non si trasferì definitivamente in Qatar, nel 1961. Nel 1973 tornò in Egitto per discutere la sua tesi di dottorato sul ruolo della zakat - la tassazione islamica - nelle questioni sociali moderne: questo studio lo rese un importante consulente per lo sviluppo della finanza islamica.
In Qatar iniziò subito a predicare e a dare istruzioni religiose durante il Ramadan, assumendo un ruolo chiave nella costruzione di un paese più moderno, diventato indipendente solo nel 1971. Fu fondamentale nel diffondere tra la popolazione una visione più politica, più pragmatica e meno dogmatica dell'islam wahabita, corrente allora dominante, continua Skovegaard-Petersen. Il mufti assunse un ruolo importante anche nella formazione del sistema scolastico-religioso del paese.
Nel 1977 fondò la facoltà di shari'a all'università del Qatar, dove si incontravano studiosi e attivisti, in particolare della Fratellanza Musulmana. Da quel momento, il Qatar è diventato l'oasi di rifugio degli islamisti. Il rapporto tra al-Qaradawi e i Fratelli Musulmani è sempre stato unico, come si legge nel Global Mufti: il predicatore sunnita è riuscito contemporaneamente a essere un'autorità di al-Azhar e un membro della Fratellanza: tutti gli altri studiosi che aderirono ai Fratelli prima o poi dovettero scegliere tra lavorare per l'organizzazione o essere degli studiosi indipendenti.
Dal 1997, il mufti è ospitato quasi tutte le settimane ne La sharia e la vita; quando il programma fu lanciato, al-Qaradawi era già considerato una delle autorità religiose più importanti del mondo musulmano: i suoi sermoni richiamavano l'attenzione di migliaia di persone e i suoi libri godevano di una fama indiscussa. Al-Mawdudi, uno dei teorici più importanti dell'islamismo, sosteneva che il suo libro Fiqh al-Zaqat fosse il libro di giurisprudenza più importante del secolo. Nel 2002 al-Qaradawi ha rifiutato di diventare la Guida Suprema della Fratellanza.
Fedele al pensiero del fondatore al-Banna, al-Qaradawi ha criticato duramente Sayyid Qutb, uno dei rappresentanti più radicali del movimento, in parte per le sue critiche spietate all'Occidente. Molti dei suoi libri sono stati infatti dedicati alla condizione dei musulmani in Occidente, proponendo un atteggiamento più elastico rispetto a quello dei radicali che invece considerano vietato abitare in terre non-musulmane. Per lui, l'islam non è restrittivo, ma è invece una religione flessibile alle circostanze particolari in cui si trovano i credenti. Inoltre, la presenza musulmana può incoraggiare le conversioni all'islam.

Attualmente al-Qaradawi presiede due istituzioni europee: lo European council for fatwa and research (Ecfr) e l'International association of muslim scholars (Iams), che promuovono lo sviluppo della giurisprudenza islamica nel mondo contemporaneo, dove la shari'a rischia di diventare irrilevante. Come molti radicali è convinto che l'Occidente odi l'islam perché lo considera un potenziale pericolo alla sua egemonia: il modo migliore per sconfiggere questo tipo di ignoranza è il dialogo religioso.

I pericoli che minacciano la Umma - la comunità musulmana - sono il secolarismo, la disintegrazione e la globalizzazione che non è altro che un'occidentalizzazione del mondo. Ma al contrario degli islamisti, secondo cui un governo islamico è necessario per diffondere gli insegnamenti islamici, al-Qaradawi sostiene che un governo islamico debba essere civile, e non religioso: fondato su delle elezioni, con un governante omaggiato, che si consulta con gli ulema e che agisce in base alla shari'a. Non si può dire che sia un sostenitore accanito della democrazia, ma per lui il parlamentarismo è una buona idea, continua Skoovegaard-Petersen. Ciò spiega in parte perché i paesi del Golfo lo temono.

Critico del jihad offensivo, al-Qaradawi ha però spesso giustificato gli attacchi kamikaze sostenendo che sono il risultato di una gioventù abbandonata. È un vero e proprio "ummista": la prima cosa che un musulmano deve fare è servire la comunità - conclude Skovegaard-Petersen - ed è proprio per questo che ha criticato i governi arabi di Nasser o di Gheddafi: perché, non ascoltando il loro popolo, non servivano la comunità.

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