13 Gen
2014
Libia, una donna si candida premier, è la prima volta nella storia

Argomento: societacostume | 2899 | 0 | società

Si chiama Amal Elhaj e passerà alla storia per essere la prima donna a candidarsi alla guida della Libia.
L'annuncio è circolato oggi sui media locali, e la notizia si è presto diffusa sui social network, con una pioggia di complimenti e congratulazioni firmate da attivisti ed ex tuwar (rivoluzionari)...

È una eccellente persona, ora ha bisogno del sostegno dei libici, perché ci può portare in una situazione migliore di quella in cui siamo oggi, scrive una attivista per le pari opportunità. Ammiro veramente il suo coraggio per essere apparsa in questo difficile e pericoloso momento.
Il Paese è infatti di nuovo sull'orlo del baratro, mentre continuano in ogni angolo di territorio gli scontri armati, in particolare in Cirenaica, dove i sentimenti separatisti conquistano sempre più consensi.
L'annunciato voto di sfiducia al premier Ali Zeidan, previsto per oggi, sembra essere definitivamente slittato a domenica 12 gennaio. Il premier ha annunciato di aver chiesto al Congresso di assicurare continuità all'azione di governo, indicando, in caso di sfiducia, un nuovo premier nell'immediato.
Il premier ha poi lanciato un duro monito alle petroliere straniere: Non tentino di approdare nei terminal della Cirenaica, in mano ai dimostranti armati, o verranno colpite dalla Marina libica. I militari, ha detto Zeidan citato dalla stampa locale, useranno la forza contro ogni Stato, compagnia o gang che cercassero di inviare petroliere per prelevare il greggio dai terminal orientali.
Zeidan, assediato dai dimostranti che chiedono le sue dimissioni - qualche giorno fa elementi armati hanno aperto il fuoco contro la sede del governo - non ha nascosto la delusione, sua e dei suoi ministri, per le pressioni, le violenze, le minacce subite in questi mesi, tutti vogliono lasciare l'incarico, lavorano sotto il peso delle armi e delle bombe. Non passerò alla storia per aver lasciato sola la Libia, ha poi tuonato, mentre i dimostranti armati continuavano a prendere d'assalto e occupare edifici governativi, le sedi della telefonia mobile, il porto di Tripoli.
In Cirenaica, ha spiegato Zeidan in diretta tv, non interveniamo con la forza perché ce lo chiede Mustafa Abdul Jalil (l'ex presidente del Consiglio nazionale transitorio che ha vinto la guerra contro Gheddafi) e non vogliamo spargimenti di sangue. I terminal petroliferi della regione orientale sono bloccati dai dimostranti del federalista Ibrahim Judran, divenuto il più importante portavoce del malcontento della regione, che sin dalla fine della rivoluzione chiede di poter gestire autonomamente le immense risorse petrolifere e gasiere della regione, che costituiscono la parte più importante dell'oro nero libico.
Per tentare una mediazione, Zeidan ha ipotizzato un rimpasto di governo. Ma non sembra, per il momento, trovare grandi consensi.

www.lastampa.it

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