14 Mag
2012
Elezioni in Siria: cattiva informazione e cattiva coscienza - Anna Vanzan

Argomento: societacostume | 3107 | 0 | società

I siriani sono arrivati finalmente alle urne, non certo in un clima sereno, visto che il regime continua imperterrito a mietere vittime, mentre gli oppositori hanno dichiarato il boicottaggio di quelle che chiamano elezioni farsa...

È indubbio che la tornata elettorale sia l'ennesima manovra messa in campo da Bashar al Assad per prendere tempo e allontanare l'attenzione internazionale dalla repressione: le elezioni dovrebbero essere l'essenza della democrazia, ma sappiamo che in realtà non è così e che troppi regimi si mascherano dietro la periodica indizione di elezioni il cui risultato è già deciso in partenza.
Se nel Paese la dirigenza di Assad è ampiamente contestata, a livello internazionale finora ha goduto di una copertura mediatica incerta e partigiana che non vuole riconoscere che la Siria è controllata da una feroce dittatura peggiore, per certi aspetti, di quella di Ben Ali in Tunisia o Mubarak in Egitto.

Forse, è proprio il recente risultato elettorale in questi due Paesi che fa tentennare l'opinione internazionale, timorosa che alla caduta del laico Assad segua l'insediamento di una compagine islamista che complicherebbe ulteriormente i rapporti tra Occidente e Medio Oriente.
Uno degli spauracchi internazionali a difesa di Assad, infatti, è la sua presunta tolleranza per le minoranze: in realtà il presidente non fa che fomentare le divisioni etnico-religioso-comunitarie, politica già perseguita dal padre Hafiz che, dal golpe del '70, ha prosperato per anni sulla politica del divide et impera.
Che gli Assad alawiti abbiano favorito le ricche èlite sunnite è risaputo ed è una delle cause di sperequazioni della Siria: la rivolta, infatti, è figlia di 40 anni di lotte che ora assumono anche il sapore della ribellione di poveri agli abbienti, resi tali dalle corrotte politiche degli Assad.

Ma neppure la lettura confessionale del conflitto siriano regge: se internamente l'opposizione è trasversale a tutte le comunità, a livello internazionale si rivela pretestuosa.
L'appoggio iraniano ad Assad, infatti, non ha connotazioni religiose (gli sciiti duodecimani, variante dello sciismo dell'Iran, sono in Siria meno del 5%), ma solo politiche. Così come l'appoggio saudita agli anti Assad è determinato non dalla volontà di Ryad di proteggere i siriani sunniti, quanto dalla volontà di combattere a distanza contro l'Iran.

La comunità internazionale ha tollerato per troppo tempo gli Assad che da un lato si proponevano come unico Paese mediorientale stabile, mentre destabilizzavano l'Iraq post Saddam, inviando milizie per organizzare atti terroristici; si ergevano a paladini dei Palestinesi, ma li massacravano nei campi profughi; e hanno mietuto migliaia di vittime fra i cittadini, mentre centinaia di migliaia di siriani vivono profughi in Giordania e in Turchia.
Dando per scontato il successo del partito Ba'àth Assad si assicurerebbe altri 14 anni di presidenza: resta da calcolare il numero di vittime che ciò potrà provocare.

www.annavanzan.com

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