26 Dic
2022
Francesco e il lupo - Giuseppe Morotti

Argomento: teologiacristiana | 542 | 0 | cristiani guerra pace religioni società

Come vivere il Natale in questo periodo di violenza e di guerra.


San Francesco e il lupo di GubbioSi narra nei Fioretti di San Francesco, che una volta giunto a Gubbio, un paesino dell’Umbria, il santo viene a sapere di un lupo, un pericoloso delinquente, che terrorizza gli abitanti per la sua violenza e ferocia.
Francesco prende a cuore il problema degli abitanti di Gubbio, non se ne lava le mani, si muove a compassione.
Adotta il famoso I care - mi sta a cuore che don Milani aveva scritto sul frontale della sua scuola a Barbiana.

Francesco appartiene a quella categoria di santi che non sono tali solo per la loro ascesi ma soprattutto per la loro discesi e cioè la loro capacità di scendere nelle profondità del dramma umano.
Senza aspettare che il lupo si presenti, Francesco gli va incontro e lo cerca fin che lo trova.
Lo affronta da solo, inerme. Non ha con se, ne roncola, ne bastone come ormai, terrorizzati, sono soliti portare con se gli abitanti di Gubbio quando escono dal paese...

Al lupo che gli si fa incontro rabbioso, pieno del suo livore, del suo risentimento, Francesco fa il segno della croce, il ricordo dell’amore e del perdono manifestato sulla Croce dal Cristo Gesù nei confronti di coloro che gli stavano facendo del male.
Poi si rivolge al lupo chiamandolo fratello - fratello lupo.
Una vera pazzia pensano gli abitanti di Gubbio che osservano la scena dall’alto delle mura della città. Chiamare fratello quel lupo che non fa che violentare ed uccidere?
Ma è la pazzia del Vangelo. Infatti è proprio questo amore che si riversa su di lui inaspettatamente ad innescare nel lupo il meccanismo della conversione.
Il lupo al sentirsi chiamare fratello si placa, si ammansisce, si calma, si apre all’ascolto di Francesco.
Francesco, notiamo bene, sia pur chiamandolo fratello e proprio perché lo considera come un fratello, non condivide affatto il comportamento del lupo.
Non intende sminuire le sue responsabilità e scusarlo in qualche modo. La sua non è debolezza, leggerezza, perdonismo e cioè un qualcosa di superficiale che lascia le cose come stanno, un chiudere gli occhi di fronte al male.
Infatti senza mezzi termini gli rimprovera tutti i suoi omicidi e malefici e gli ingiunge perfino che per i suoi atti sarebbe degno della forca come un vero inescusabile delinquente.
Ma un delinquente, ed è questa la cosa straordinaria che Francesco vuol fare percepire al lupo, che anche se delinquente, proprio perché delinquente, ancor più perché delinquente viene considerato e trattato come un fratello.

In questa pedagogia di autentica fraternità Francesco fa un passo ulteriore.

Dopo aver persuaso il lupo della gravità delle violenze da lui compiute, preso da un impeto di realismo e di concretezza lo rassicura dicendo io so bene che per fame tu hai fatto ogni male.
Parole che suonano anche come una prima accusa verso gli abitanti di Gubbio.
Perché il lupo ha fame?
Perché Gubbio ha lasciato che il lupo avesse fame?
Non è sufficiente che il lupo sia convinto del peccato, è necessario che anche gli abitanti di Gubbio lo siano.
Dunque Francesco, tornando dentro le mura di Gubbio con il lupo ammansito non torna ancora da pieno vincitore. Il problema non è risolto che a metà.
Francesco accusa ora gli abitanti di Gubbio per essere stati loro innanzitutto ad aver provocato questa situazione: per i vostri peccati Dio ha permesso tutto questo.
La mancanza di giustizia, l’esservi quindi allontanati da Dio ha provocato tensione, frattura, segregazione e quindi violenza.
È necessario quindi rimuovere le cause di segregazione e di contrapposizione che alla fine provocano violenza.
La violenza non è dunque solo quella del lupo, ma anche quella del popolo di Gubbio.

Alla fine il grande miracolo di Francesco fu la conversione del lupo sì ma insieme alla conversione di tutto popolo di Gubbio.

Giuseppe Morotti

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