29 Nov
2012
Innocenza dei musulmani, innocenza di chi?

Argomento: societacostume | 2852 | 0 | società

Un regista-fantasma, un produttore che cambia identità, attori che si dicono truffati ma non si fanno vedere, attivisti e retroscena di vario genere e, soprattutto, un film, L'innocenza dei musulmani, di cui si sono visti soltanto alcuni trailers piazzati sul web.
Ecco, in breve, i tratti di una cronaca recente che ha avuto riverberi violenti inizialmente in Egitto, Libia e Yemen, per poi estendersi altrove...

Se sia del tutto vero che le immagini amatoriali del film che ridicolizza la figura di Muhammad abbiano scatenato l'ira di porzioni del mondo arabo e musulmano, non saprei davvero dirlo. In ogni caso, di innocenza io ne vedo poca, da una parte e dall'altra.
Non vedo innocenza in un film inutile e di pessima qualità, che si prende gioco della sensibilità religiosa altrui: parole, figure, riti e libri di altri credenti hanno pieno diritto al rispetto e non esistono vignette, magliette, battute, roghi o quant'altro che, in nome della libertà di espressione, giustifichino mancanza di misura, di buon gusto e di responsabilità.
Non ci sono bastati gli esempi di qualche anno fa?
Una libertà di espressione che si confonda con la libertà di seminare odio, non ha soltanto trovato una sua tragica deriva?

D'altra parte, non vedo innocenza nella risposta armata e sproporzionata che abbiamo visto esplodere un po' ovunque nel mondo arabo e musulmano, magari portata avanti nel nome di Dio.

È troppo confusa la situazione dei Paesi coinvolti per poter esprimere un minimo di giudizio completo su quanto sta succedendo: fragilità sociale, governi instabili, primavere sfiorite e la religione come collante identitario rendono i fatti attuali contorti, oltre che preoccupanti ed esiste una innegabile suscettibilità islamica che va capita, ma non assecondata.
In un caso e nell'altro, la comunità internazionale non può rimanere ostaggio di estremismi di ambo le parti che, oltre tutto, sfigurano il volto delle rispettive religioni.
Su questa materia, le opinioni e le letture possono essere diverse, così come diversi sono gli ambiti di risposta, che vanno dalla politica alla scuola, dalla convivenza quotidiana alla ridefinizione della credibilità personale.
L'unico pensiero che possiamo coltivare, l'unica azione comune che dobbiamo cercare, è un bene ostinato che possa tenere in piedi la fiducia di tutti.
Ecco dove si collocano, allora, le recenti parole di Benedetto XVI che nel viaggio in Libano ha più volte ripreso l'appello ad essere servitori della pace e della riconciliazione.
Nell'esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, consegnata nella città di Beirut, il papa fa riferimento al reciproco interpellarsi dei credenti, che sarà reale nella misura in cui verrà sgomberato il campo dalla violenza, liberata la religione dal peso della politica, tutelati i diritti fondamentali per tutti, operando con decisione per la libertà religiosa.
Lo stesso documento porta come spiegazione del fondamentalismo religioso tre fattori: le incertezze economico-politiche, la capacità di manipolazione e la comprensione insufficiente della religione.
Questo male affligge tutte le comunità religiose ed è necessaria un'azione di sradicamento da parte dei leaders religiosi, in primo luogo, oltre che dei credenti.
La purificazione della fede esige quell'opera di temperanza, pazienza e intelligenza che appartengono al bagaglio delle due grandi religioni e sono atteggiamenti del tutto contrari alla povertà intellettuale, al disorientamento culturale e alla mancanza di ritegno che si continuano a vedere in molte nostre e altrui espressioni religiose.
Obiettivi ambiziosi, certo, ma non sprovveduti e comunque irrinunciabili.
Coltivare pensieri forti e osare l'imprevedibile è un impegno cui oggi sono tenuti i credenti. Altrimenti saremo tutti meno innocenti.

www.padovaislam.it

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