Nella mia minuscola conoscenza di mondo non ho mai incontrato cani dall’aria così depressa come quelli che si aggirano per le strade del Cairo.
Eccezion fatta per Zamalek, il quartiere chic delle ambasciate (...) Vagano soli o a gruppetti, apparentemente senza meta. (...)
Mi immagino anche che sui cani cairoti dalle orecchie basse e la coda floscia penzolante tra le gambe pesi il pregiudizio teologico della civiltà semitica, strutturatosi nell’islam a partire dal famoso detto (hadith) attribuito a Muhammad: Gli angeli non entrano in una casa dove c’è un cane o un immagine (al-Bukhari, Sahih, LIX,17)
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