14 Mag
2023
Cambiare religione rompe l’unione? - Ignazio de Francesco

Argomento: islam | 348 | 0 | islam

Sposi e religioni diverseDa sei anni sono musulmana, lode a Dio.
Sono giunta all’islam dopo vent’anni di matrimonio.
Anche mio figlio di undici anni è musulmano e lo sto tirando su con gli insegnamenti dell’islam.
Suo padre però non è musulmano ed io so che, secondo la Shariʿa, il mio matrimonio è rotto dal momento in cui ho pronunciato la shahada (confessione di fede islamica)...


Suo padre non pratica alcuna religione e non vuole apprendere l’islam.
Viviamo ancora nella stessa casa ma da lungo tempo con condividiamo il letto, non abbiamo alcuna intimità.
Il padre di mio figlio è diventato anche disabile a causa di un incidente stradale.
Condividiamo la stessa casa ma io ho relazione con lui più che altro come badante.
Molte volte ho pensato di lasciarlo, così da potere essere più libera di praticare la mia religione, incluso mettere il velo quando esco con lui, ma non ho il coraggio di farlo, a causa dello stato in cui si trova e anche perché non potrei mantenermi.


L’autrice anonima di questa testimonianza scrive a uno dei siti più noti di responsi sciaraitici, che pone in testa alla lettera il seguente titolo: Lei è diventata musulmana ma suo marito no: le è consentito di non smettere di vivere con lui a causa della cattiva salute del marito e della sua condizione economica?.

Allargando il perimetro oltre lo stato di necessità si può domandare: La decisione della sposa di cambiare religione rompe necessariamente l’unione?.

La risposta del sito è inequivocabile: Non è permesso a una donna musulmana rimanere unita a un miscredente in ogni caso.
Essi dovrebbero separarsi non appena lei diventa musulmana, e lei dovrebbe attendere la fine della ʿiddah (il periodo legale di accertamento di un’eventuale gravidanza).
Se egli diventa musulmano durante la ʿiddah essi rimangono sposati, ma se la ʿiddah termina e lui non è diventato musulmano, ella è irrevocabilmente divorziata da lui e può sposare qualcun altro, se lo vuole, o attendere che egli diventi musulmano.


Come il caso della conversione posta come condizione a un uomo che voglia sposare una musulmana, così la conversione all’islam per salvare un matrimonio in corso mette in gioco la conquista faticosissima della libertà di coscienza religiosa, una delle pietre di fondazione dell’Europa.
È per questo motivo che merita segnalazione (e divulgazione) una fatwa del “Consiglio europeo della fatwa e della ricerca”, istituzione ma altamente autorevole, il cui padre è stato Yusuf al-Qaradawi (m. 2022), uno dei massimi luminari dell’islam sunnita contemporaneo, lanciato come “imam globale” dal canale al-Jazeera, il quale si è reso conto della necessità di adeguare l’islam al mutare delle condizioni di tempo e di luogo.
Qual è dunque la novità di questa fatwa?
Dopo avere doverosamente informato che il consenso delle scuole giuridiche è contro la continuazione del vincolo coniugale, ove l’uomo non accetti di seguire la moglie e convertirsi, si aggiunge con significativa enfasi che «alcuni sapienti consentono che ella rimanga con suo marito – se lui non pregiudica la sua fede e lei desidera che diventi musulmano – per non alienare le donne dall’ingresso nell’islam, sapendo che dovranno separarsi dai loro mariti e lasciare le loro famiglie».

La formulazione è prudente ma l’apertura è davvero significativa. Per comprenderne tutta la portata bisogna leggere Conversione all’islam di uno degli sposi e misura del suo effetto sul patto matrimoniale di Abdallay al-Judayʿ, nato in Irak nel 1959, dal 1993 in Gran Bretagna, dove ha acquisito la cittadinanza inglese, dottore in scienze islamiche, presidente del Consiglio europeo della fatwa dopo Yusuf al-Qaradawi.
Il suo personale sforzo di studio delle Fonti su questa materia lo porta a concludere che non esista un Testo inequivocabile su questa materia e che le prove raccolte da Corano e Sunna mostrano che se una coppia rimane insieme, malgrado la loro differenza di religione, ciò non danneggia le basi della loro fede.
Il semplice fatto che uno di loro si converta all’islam non invalida il matrimonio.
Malgrado la quantità di persone convertite all’islam al tempo del Profeta, non si ricorda che egli abbia separato marito da moglie, o abbia ordinato che si separassero a motivo della conversione di uno dei due.
Per quanto riguarda il vs di Cor 60,10, normalmente invocato per giustificare la separazione quando la donna si converte, questa applicazione generalizzata non è corretta: il vs si applica infatti solo nel caso in cui uno dei due sposi faccia guerra all’islam.
Il dibattito è dunque aperto, ma chi accoglie questa opinione, documentata di tutto punto dal suo autore, può dire che anche secondo l’islam cambiare religione non rompe l’unione.

Per la fatwa citata all’inizio (Varie lingue, no italiano).

Qui la fatwa del Consiglio europeo della fatwa (In arabo).

Qui una sintesi delle differenti posizioni (In inglese).

La ricerca di Abdallah Judayʿ è disponibile on line: “Islam ahad al-zawjayn”, Mu’assat al-rayan, Beirut 2004.

Fonte: facebook.com

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