12 Mar
2014
A che punto è la donna in Iran? In movimento: come racconta anche un romanzo - Anna Vanzan

Argomento: societacostume | 2817 | 0 | società

Un romanzo per ripercorrere la parabola delle donne iraniane.
Si intitola Sole a Teheran ed è stato scritto dalla scrittrice iraniana Fereshteh Sari.
La storia si svolge principalmente a Teheran tra il 1978 e il 2009. Protagoniste sono alcune donne che frequentano l'università allo scoppio della rivoluzione islamica avvenuta alla fine degli anni Settanta del Novecento...

Due di loro, Setareh e Nilufar, sono le voci narranti: due, come le due rivoluzioni che hanno segnato profondamente l'Iran di questi ultimi 35 anni, quella del 1978 e quella del 2009, la seconda scatenata in seguito alla controversa tornata elettorale del giugno di quell'anno.
La versione italiana del romanzo esce l'8 marzo in omaggio alle donne d'Iran. Ma non è l'ennesima storia di denuncia della situazione femminile in quel paese, travestita in panni letterari e ammiccante al neo-colonialismo che si nutre di stereotipi sulle donne delle società islamiche, ritratte come eterne vittime del patriarcato e della religione. Si tratta, piuttosto, di un quadro delle vicende iraniane degli ultimi trent'anni. Fereshteh Sari, pur interessandosi maggiormente alle storie personali dei suoi personaggi, ai loro sentimenti, affetti e amori, incastona i loro fallimenti all'interno delle vicissitudini che hanno squassato l'Iran nelle ultime tre decadi. I protagonisti del romanzo, in particolare le donne, sono simbolo di un popolo che non si piega mai, riuscendo da millenni ad adattarsi a ogni situazione e a ogni avversità: quando non ha la forza per opporsi direttamente agli eventi, si adatta alle circostanze, cercando di fare di necessità virtù.
Le protagoniste del romanzo sono donne che hanno voluto la Rivoluzione, ne sono state disilluse, e nonostante abbiano cercato di tenere i figli lontani dalla politica, li scoprono poi politicamente impegnati. Questo aiuta a capire perché, anche dopo la disfatta nel 2009 del movimento dell'Onda Verde, gli iraniani siano tornati alle urne nel giugno 2013, riaffermando la loro voglia di democrazia al pari della fiducia nel processo elettorale.
Che ne è oggi di quelle donne, di quegli uomini, di tutti gli iraniani? Le donne hanno dimostrato determinazione nell'attuare una controrivoluzione che ha consentito loro di divenire l'asse portante del sistema educativo, di conquistare una presenza in tutti i settori della vita pubblica, e di ribaltare alcune leggi inique che le riguardavano direttamente. Ma forze conservative, tanto religiose quanto laiche, sono al costante attacco, ragione per cui molte donne hanno votato Rouhani, convinte che fosse l'unico capace di comprendere che il progresso delle donne rappresenta il progresso della nazione.
A circa sei mesi dall'inizio del suo mandato, Rouhani ha dimostrato di mantenere, almeno parzialmente, il suo impegno di genere. Una cittadina del Sistan-Baluchistan, una delle aree più conservatrici del paese, da pochi mesi è governata da una sindaca che, con i suoi 26 anni e una laurea in ingegneria, ben rappresenta la nuova donna d'Iran. E che non si tratti di una mera token woman è provato dal fatto che in questa legislatura le municipalità iraniane registrano il più alto numero mai riscontrato di donne amministratrici. Rouhani, tramite il suo ministro della cultura, ha fatto scongelare i dipartimenti per gli Studi di genere presso le università dove erano stati banditi dalla precedente amministrazione; ha altresì tolto la censura da alcune case editrici, alcune delle quali dirette da donne, che si erano viste pretestuosamente sospendere la licenza negli anni scorsi.
Nel novembre scorso Rouhani ha revocato il programma della modestia che consentiva alla polizia di fermare per strada le donne che non fossero vestite adeguatamente secondo i dettami islamici. Durante la campagna elettorale Rouhani aveva chiaramente dichiarato che il modo in cui i vigilantes interpretavano la questione della modestia era incostituzionale, contrario agli insegnamenti dell'islam e, soprattutto, creava antagonismo sociale. La pratica quotidiana delle donne ha dimostrato che le discriminazioni di genere, siano esse perpetuate attraverso l'uso coercitivo del velo o per mezzo di restrizioni socio-legali, sono rifiutate dalla maggioranza della società iraniana.
Molto resta da fare, ma ancora una volta la realizzazione dell'uguaglianza di genere è strettamente legata al progresso economico; in un paese schiacciato da una crisi profonda, le donne stanno perdendo terreno occupazionale. Secondo una recentissima indagine della testata progressista Sharq, vi sono 2.500.000 famiglie in Iran che hanno a capo una donna, ma solo il 16% di loro ha un'occupazione regolare. Questa non è solo una disuguaglianza di genere, ma un reale pericolo per la società tutta.

Anna Vanzan, Università degli studi di Milano, Master M.I.M. Ca' Foscari

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