01 Gen
2014
Il dialogo tra le fedi. Intervista a Don Gino Battaglia - Romina Gobbo

Argomento: incontri | 3477 | 0 | eventi

Samir e papa FrancescoIl dialogo non è un ripiego nei confronti di un avversario troppo aggressivo o troppo forte per noi, non è diplomazia religiosa e non è tattica. Il dialogo è una delle frontiere della Chiesa, consapevole che tutti gli uomini fanno parte di una stessa famiglia, hanno la stessa origine e lo stesso fine, cioè Dio...

Don Gino Battaglia, già direttore dell'Ufficio nazionale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI, spiega così il significato profondo delle relazioni islamo-cristiane, che in questi anni sono state il termometro del dialogo interreligioso.

Don Gino, c'è un posto per l'Islam nel piano divino di salvezza universale?
I cristiani dovrebbero scrutare il mistero che l'Islam racchiude, poichè si presenta come una religione che, sul piano storico, nasce dopo Cristo, cioè dopo che la divin rivelazione ha raggiunto la sua pienezza. In questa ricerca si colloca la scelta della reciproca conoscenza, che è il primo passo del dialogo. E su questo, entrambi i mondi religiosi debbono fare passi avanti. La coabitazione che oggi riguarda tutto il mondo, ci chiama non solo a testimoniare, ma anche a cercare di costruire insieme una civiltà del convivere, un umanesimo per il terzo millennio.

Come gestisce la Chiesa il rapporto fra dialogo e annuncio?
Si tratta di un equilibrio delicato e sempre in fieri. Il dialogo fa parte dell'annuncio, poichè nella visione cattolica tutte le religioni sono preparazioni alla pienezza della rivelazione in Cristo. Ma non tutte le religioni sono uguali e non con tutte la Chiesa ha lo stesso rapporto. Questo rapporto complesso tra dialogo e annuncio credo si risolva non in chiave di alternativa, ma nella prospettiva della testimonianza. In fondo, ogni dialogo è incontro e confronto fra due testimonianze.

Dialogare significa anche ammettere che ci sono alcune questioni che non hanno soluzione. Quali sono i punti di convergenza con l'Islam?
È vero. Alcune questioni non possono essere risolte, prima fra tutte la pretesa di universalità: per la fede cristiana la rivelazione ha compimento in Gesù Cristo; per l'Islam è Maometto il sigillo dei profeti; dunque per i cristiani l'Islam non è che una religione (non un rivelazione) post-cristiana; ma questo l'Islam non può accettarlo. Possiamo però convergere in parte sul l'idea di Dio, creatore, giudice misericordioso, che rivolge la sua parola agli uomini. Possiamo condividere una concezione spirituale della vita. Potremmo condividere l'impegno per un mondo più giusto, fondato su valori spirituali, sulla ricerca della pace.

Le comunità cristiane sono interessate al dialogo inteso come conoscenza dell'altro?
Qui c'è il problema: talvolta, accanto ad atteggiamenti di chiusura e di rifiuto preconcetto, possiamo riscontrare, anche tra i cristiani, relativismo e indifferentismo, per cui si finisce per avere un'idea sbagliata del dialogo. Proprio la convivenza più stata delle diversità e l'esigenza del dialogo dovrebbero spingerci a un maggior radicamento nella nostra identità. Dobbiamo a Giovanni Paolo II, che certo non aveva problemi di identità, la più bella icona del dialogo, che è stata la convocazione delle religioni ad Assisi nel 1986 per digiunare e pregare per la pace.

www.ildialogo.org

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