21 Dic
2013
Pace per la Siria. Per i cristiani o per sdoganare Asad - Alberto Savioli

Argomento: societacostume | 2904 | 0 | società

La sofferenza dei cristiani, secondo il Papa, non va disgiunta dalla sofferenza di tutti i siriani.
È un tema di estrema attualità, anche alla luce delle recenti visite in Italia dalla deputata siriana cristiana Maria Saadeh e dal Patriarca Gregorio III Laham...

Nella prima parte di questo articolo si evidenzia come la rete di sostegno a questi rappresentanti cristiani sia di sostegno al regime del presidente Bashar al Asad. Nella seconda e terza parte si entrerà nel merito di quanto da loro affermato nel corso di interviste pubbliche rilasciate in Italia.

Con particolare fermezza condanno l'uso delle armi chimiche. Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi, c'è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire.
Si esprimeva così il primo settembre scorso Papa Francesco all'Angelus dopo gli attacchi con il gas contro la popolazione della Ghuta, alla periferia di Damasco.

Nei giorni successivi l'escalation militare faceva pensare a un imminente attacco americano. E il 7 settembre Papa Francesco lanciava il suo appello per una giornata di preghiera e di digiuno. Nel frattempo erano già cominciati i tentativi diplomatici per trovare una soluzione alla crisi e indurre Damasco a consegnare alla comunità internazionale gli arsenali di armi chimiche, così riassume quei concitati momenti, il giornalista Francesco Peloso in un'articolo su Linkiesta. E continua: Il 13 settembre, anticipando alcuni elementi del rapporto degli ispettori incaricati di verificare la questione armi chimiche, il segretario generale dell'Onu Ban ki-moon si diceva sicuro che ci sarà un processo per accertare responsabilità di Asad, quando tutto sarà finito.

Per la Santa Sede sarà molto difficile non tenere conto delle parole di Ban Ki-moon - che per altro ha già incontrato papa Francesco - o del rapporto degli ispettori Onu. Ma da questo punto di vista il Papa ha un problema in casa: i leader della Chiesa siriana, ma anche di altre chiese della regione, cioè i patriarchi e i vescovi di rito latino delle varie chiese, sono in buona parte - anche se non tutti - favorevoli al regime di Damasco. In ambienti della Congregazione per le chiese orientali vi è una certa ritrosia ad adottare una posizione critica verso il regime di Asad oltre che verso la guerra.
Questi sottolineano come nelle ribellione siriana abbiano trovato spazio crescente gruppi islamisti o decisamente fondamentalisti, quindi potenzialmente anti-cristiani. I vescovi siriani furono decisamente contro la rivolta già nei primi mesi del 2011, quando questa aveva assunto la forma pacifica delle dimostrazioni di piazza poi represse duramente. Il fatto è che il legame fra questa vecchia leadership cristiana mediorientale e il regime di Assad è antica, e si fonda sulla protezione elargita da Damasco ai cristiani e ad alcune minoranze.

Come osserva inoltre Antoine Courban su L'Orient-Le Jour di Beirut:
Recentemente, una sessione plenaria della Congregazione per le Chiese orientali cattoliche si è tenuta in Vaticano. Il Papa, in udienza plenaria, ha detto che il vescovo di Roma non si può dire in pace finchè ci sono uomini, di qualsiasi religione, la cui dignità è violata, e sono in fuga dalle loro regioni come rifugiati. Come non vedere la fine di irricevibilità a tutta la propaganda pro-Bashar di molti media cristiani? Nessuna allusione al motto: Abbiamo paura, proteggere noi, i salafiti vogliono ucciderci. La sfida principale per la presenza cristiana in Oriente in questo momento difficile, è dunque nel confronto tra cattolicità e multiculturalismo.

Questa posizione del Papa riportata su L'Orient Le Jour è significativa, poichè fa seguito ad un tour italiano, di rappresentanti della comunità cristiana siriana, che hanno espresso i seguenti temi ricorrenti: il regime è il protettore delle minoranze, i cristiani vengono attaccati dai ribelli, la maggioranza della popolazione sta con il Presidente siriano, si è arrivati persino a negare la realtà delle prime manifestazioni pacifiche di protesta.
È innegabile che le fazioni ribelli si stiano estremizzando sempre di più. Le infiltrazioni qaediste sono note. Ed è naturale che dopo i recenti fatti di Sadad e Maaloula le comunità cristiane siano terrorizzate per il loro futuro nel paese, sul modello di quanto già avvenuto in Iraq.

Altro è l'atteggiamento tenuto da alcuni rappresentanti religiosi di queste comunità, che li ha portati alla negazione dei fatti e a un tentativo di sdoganamento di Asad di fronte all'opinione pubblica e alla politica europea, nonostante i 126.000 morti (non tutti di Asad naturalmente) e i sottostimati 200.000 detenuti politici, senza dimenticare i morti sotto tortura.

www.sirialibano.com/

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