17 Ott
2013
Un risarcimento è dovuto ai palestinesi - di Giorgio Forti

Argomento: societacostume | 2889 | 0 | società

L'imminenza di un attacco contro la Siria è legato allo scontro in Medio Oriente tra gli interessi delle grandi potenze, e alle lotte armate tra religioni strettamente intrecciate con questi interessi. Non sfugge il ruolo della politica di Israele in questo complesso scenario, per la sua volontà di far liquidare dai potenti alleati occidentali il regime siriano amico del nemico Iran, prima che l'opinione mondiale si accorga che l'Iran è oggi sempre meno nemico...

Infatti, l'Iran ha una diffusa cultura che sopravvive anche sotto il regime degli Ayatollah, ed un'opposizione capace di generare una leadership politica. Questo non è percepito dalle irresponsabili dirigenze politiche Occidentali, dominate come sono dall'influenza della ultranazionalista mentalità Israeliana. Questa situazione potrebbe essere rovesciata se l'Unione Europea iniziasse una politica estera propria, che potrebbe eventualmente persuadere gli USA ad adottare una strategia più intelligente.

L'occupazione militare e l'installazione in massa di coloni israeliani nelle terre palestinesi occupate nel 1967 si distingue tra tutte le occupazioni ed imprese coloniali perché lo scopo dell'occupante non è solo di dominare e sfruttare il colonizzato, ma di sostituirlo con una propria popolazione. La storia del Sionismo dal proclama del 1897 ad oggi dimostra che la volontà di acquisire tutta la terra dal fiume Giordano al Mediterraneo per crearvi uno Stato solo per gli ebrei, cacciandone gli abitanti arabi, ha guidato e guida tuttora i dirigenti della comunità ebraica emigrata dall'Europa, divenuta Stato di Israele nel 1948.

In Europa e negli USA la volontà di sostenere libertà, giustizia e pace per i palestinesi è di persone e gruppi, associazioni e movimenti: ma i governi, con l'enorme potere coercitivo degli stati moderni, sono dalla parte di Israele. Con Israele hanno una costosa cooperazione militare, e privilegiati rapporti commerciali e culturali. Solo gli USA, nel 2013 regalano ad Israele oltre 4 miliardi di dollari per le sole spese militari; l'Italia ha firmato il rinnovo di un trattato di cooperazione militare da circa un miliardo di euro.

Israele esercita una enorme influenza su tutti i governi occidentali, soprattutto gli USA, imponendo la propria volontà politica in tutte le decisioni importanti che riguardano il Medio Oriente e non solo. (...)
Provvedimenti giuridici e politici possono fermare l'inumana oppressione di Israele, ma la pace nella regione richiede che gli israeliani abbandonino l'atteggiamento di disprezzo nei riguardi di coloro di cui hanno occupato la terra, scacciandoli e vessandoli con tutti i mezzi di cui uno stato-nazione ricco e potente dispone, con l'appoggio incondizionato degli USA e, finora, della Comunità Europea. (...)
L'Europa ha scaricato sui palestinesi le proprie colpe contro gli ebrei, culminate con l'inaudita strage della Shoah. Un crimine di genocidio tutto europeo, di cui i palestinesi non portano alcuna responsabilità. Gli USA hanno le maggiori responsabilità dell'appoggio incondizionato alle peggiori politiche di persecuzione razzista da parte di Israele, di cui sono complici da decenni.

Per metter fine a questo stato di estrema ingiustizia, molto potrebbero contribuire le comunità degli ebrei residenti fuori da Israele, che sono invece per la grande maggioranza schierate, per assurdi sentimenti nazionalisti, a giustificare qualsiasi ingiustizia commessa dallo stato ebraico. Si uniscano invece a quegli israeliani schierati coraggiosamente contro le azioni ingiuste dei loro governi, per abolire la idolatria dello stato-nazione ebraico, razzista nei suoi fondamenti e sempre più nei suoi atti, contro la parte migliore della tradizione culturale ebraica in Europa e nel mondo.

Come italiani ed europei, crediamo che i nostri governi debbano risarcire i Palestinesi dell'offesa e danno enorme loro provocato causando l'occupazione della loro terra da parte degli Ebrei: si adottino le giuste scelte etiche e politiche che la situazione impone e si dedichino le risorse, oggi spese per armare il già potentissimo Israele, a promuovere lo sviluppo della Palestina tutta, in modo da renderla capace di accogliere il ritorno nella loro terra dei profughi che lo desiderino, molti dei quali vivono ormai da tre generazioni in campi profughi, spesso in condizioni inumane. È questo un impegno a cui l'Occidente non può sottrarsi: il suo complesso di colpa per la Shoah non può renderlo complice di una seconda persecuzione razzista, quella contro i palestinesi.

Ai palestinesi spetta il diritto di decidere quale tipo di società costruire per sè ed i loro figli, tenendo conto della realtà esistente nella regione. Noi non possiamo certo imporre una soluzione (uno o più stati, secondo nostre preferenze) a questo difficile problema, ma solo assicurare loro condizioni di libertà e parità nei rapporti che inevitabilmente dovranno stabilire con il governo ed il popolo israeliano. In mancanza di pacificazione in Palestina e dintorni, la minaccia di una guerra che ha tutte le premesse per diventare mondiale diventa sempre più reale, coinvolgendo le grandi potenze e le medie e piccole che le seguiranno.

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