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Credo la Chiesa: una, santa, cattolica, apostolica. I Vescovi con papa Benedetto XVI hanno invitato i cattolici, nell'Anno della Fede, ad approfondire il Credo, in particolare queste parole che riguardano la Chiesa, della quale, con il Battesimo, facciamo parte.
Ora - dopo aver visto le altre qualifiche - siamo alla cattolicità, della e nella Chiesa...

Essa indica, fondamentalmente, la sua universalità, ossia la sua apertura a tutti i paesi, i popoli, le lingue e le culture.
A differenza di ciò che molti pensano - e ne ho prova quotidiana di questo errato pensare, e agire - cattolico non vuol dire qualcosa che, in quanto tale, ci chiude nella nostra identità socio-religiosa, bensì, al contrario, ciò che ci apre allo Spirito di Dio diffuso in tutto il mondo, ossia allo Spirito che è presente, come ci insegnava il Concilio, in ogni popolo e in ogni persona.
Su questo aspetto e sulle tendenze attuali di un certo cattolicesimo, scriveva un paio di anni fa il teologo moralista più noto nel nostro paese, don Giannino Piana:

Il sospetto e l'ostilità verso il 'diverso', verso ogni tipo di diversità - è sintomatico il rifiuto degli stessi omosessuali - è frutto di una logica e di una strategia difensiva, che nega a priori ogni confronto, considerato un potenziale attentato alla propria identità e non un'occasione di reciproco arricchimento. (...)
La difesa delle tradizioni cristiane riveste allora un significato del tutto strumentale; la religione è concepita come realtà meramente culturale, come la struttura portante di una civiltà - quella occidentale - che viene contrapposta ad altre, e in particolare a quella islamica.
L'etica che scaturisce da questi atteggiamenti e comportamenti è agli antipodi del messaggio morale cristiano. La prospettiva universalistica propria del Vangelo, che, considerando ogni uomo 'prossimo' in quanto creato a 'immagine di Dio' e divenuto in Cristo 'figlio di Dio', estende il comandamento dell'amore fino all'inclusione del 'nemico' o di colui che ci perseguita - la categoria di 'nemico' va cancellata dal vocabolario di chi crede - è qui radicalmente ribaltata

(Missione Oggi, rivista dei Missionari Saveriani, dicembre 2010).

Essere cattolici, in effetti, è sentire in noi il respiro ampio e profondo di Dio, che ama e vuole il bene per tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro provenienza e identità culturale.
Vivere la cattolicità della e nella Chiesa, significa, in fin dei conti, credere all'Incarnazione di Dio, che si fa uomo sè in un dato popolo e contesto (quello ebraico), ma per aprire il suo popolo alla comunione e alla condivisione con tutti gli uomini, nessuno escluso.
Questo, a dire il vero, è anche il senso del Natale che ci apprestiamo a celebrare.

Il mio Augurio vi giunga, perciò, con le parole di un Vescovo santo e... cattolico, nel senso che abbiamo appena detto, don Tonino Bello:

Andiamo fino a Betlemme, come i pastori.
L'importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso,
ci imbattiamo nella fragilità di un bambino,
non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.
Il volto spaurito degli oppressi,
la solitudine degli infelici,
l'amarezza di tutti gli uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua
a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura.